La maternità porta a una crisi di identità nella mamma: l’arrivo di un bambino provoca una profonda trasformazione nella vita quotidiana e nelle priorità. Ce ne parla la Dott.ssa Sara Baggetta, che si occupa di Psicologia Perinatale.
Quando siamo incinte, ogni persona che incontriamo, dalla famiglia agli amici fino agli sconosciuti al supermercato, ha qualcosa da dire sulla maternità e su come ci si deve prendere cura di un neonato.
Nessuno ti dice però una cosa forse più importante: come la maternità porta a scuotere tutto il tuo essere, la tua vita e la tua identità.
L’arrivo di un figlio è pura gioia, meraviglia, arricchimento. Ma è anche tanto altro. Vivrai momenti, giorni, settimane o mesi, in cui non avrai più idea di chi tu sia. Niente ti sembrerà familiare, cambierà tutto, dal tuo corpo alla routine quotidiana, le tue priorità, i tuoi obiettivi di carriera, le tue relazioni. Ti sentirai confusa, persa, impaurita.
La crisi di identità
Prima della maternità, c’eri solo tu. Quando è nato il tuo bambino, tu sei nata come madre. Hai subito un profondo cambiamento che può innescare una crisi di identità.
Nella nostra vita viviamo diverse crisi di identità, da quella adolescenziale a quella di mezza età, ma ciò che rende la trasformazione dell'identità della maternità così diversa dalle altre sono i cambiamenti biologici che avvengono durante la gravidanza e il postpartum.
Uno studio del 2016 ha rivelato che durante la gravidanza, e per almeno due anni dopo il parto, il cervello di una mamma subisce un significativo rimodellamento. Ciò significa che le aree associate alla cognizione sociale e all'empatia cambiano.
Sebbene i ricercatori non siano ancora in grado di fornire considerazioni definitive, teorizzano che il nostro cervello si sta specializzando per adattarsi alla maternità e per rispondere meglio ai bisogni dei nostri bambini.
I cambiamenti fisici, psicologici ed emotivi che avvengono in una madre
Sono tanti i cambiamenti che una mamma vive dopo la nascita di suo figlio. Gli ormoni vanno fuori controllo, il corpo si modifica nuovamente dopo il cambiamento che avviene in gravidanza, muta anche il modo di vivere le relazioni affettive.
Queste esperienze sono quasi universali, per questo l'antropologa Dana Raphael ha coniato il termine matrescenza. Questa parola racchiude e descrive i cambiamenti fisici, psicologici ed emotivi che avvengono quando diventi madre.
Come l'adolescenza, anche la matrescenza è fortemente connessa all'identità personale. Da adolescenti, la nostra identità è modellata da quanto possiamo essere diversi dai nostri genitori. Da adulti, la nostra identità è fortemente legata alla nostra occupazione e ruolo.
Ma quando nasce un bambino, il nostro lavoro, le nostre priorità, i nostri obiettivi di carriera, tutto viene messo in secondo piano.
La nuova quotidianità è dettata dai bisogni di un piccolo essere umano che dipende da noi per tutto. E succede praticamente da un giorno all'altro.
Perciò concediti delle parole gentili verso te stessa, non pensare di essere “difettosa” o di sbagliare tutto. Stai lottando per ritrovare il tuo nuovo equilibrio, stai vivendo un cambiamento forte, non è facile né immediato.
Il mito della “Mamma Perfetta”
“Pensavo che la maternità dovesse essere un'esperienza felice, piena d'amore, che dà il significato della vita. In realtà non riesco a viverla così serenamente, anzi spesso sono triste, mi sento confusa, sento che c'è qualcosa che non va in me. Sto sbagliando tutto". Queste sono spesso le parole delle mie pazienti.
Quanti miti sulla maternità abbiamo interiorizzato nel nostro essere?
Molti più di quanto immaginiamo.
La nostra cultura vive su miti legati alla maternità che ci condizionano consciamente e soprattutto inconsciamente.
La nostra autostima come madri si basa su aspettative e ideali che abbiamo immagazzinato attraverso i modelli materni vicino a noi fino alle immagini di madre ideale su film, serie tv, pubblicità.
Il problema è che questi ideali non sono realistici e spesso le aspettative sono troppo alte ed irraggiungibili.
Solo mettendo in discussione questi miti cominceremo a interrogarci sul messaggio di fondo e a rimodellare la nostra definizione di maternità.
La mamma perfetta dei social media
I social media non aiutano le mamme e sviluppano una competizione insana. Spesso sui social vediamo tutto quello che non siamo: super mamme che si destreggiano perfettamente tra le responsabilità, case super pulite, cibo sempre sano, carriere ideali, bambini modello.
Da quello che vediamo le altre mamme ce la fanno, perciò pensiamo che si possa fare, quindi ci sentiamo in dovere di realizzare tutto anche noi. Ma è davvero così? Possiamo basare il nostro essere madre solo su alcuni minuti di video o una bellissima foto?
Spesso non ci rendiamo conto che stiamo vedendo solo i momenti migliori e crediamo che ciò che le altre mamme pubblicano su Instagram sia tutta la loro giornata, tutta la loro vita.
E quando iniziamo a confrontare la nostra quotidianità con le loro, le altre mamme diventano lo standard da rispettare, l’ideale da raggiungere. In questo modo definiamo come dovrebbe essere una “brava mamma”.
Il burnout dei genitori
Questo sovraccarico di informazioni che vengono da tutti quelli che ci stanno intorno (benintenzionati, per carità!) e dai Social media, fa’ sì che ci sentiamo come se non stessimo facendo abbastanza.
Quando pensiamo di voler essere una “brava mamma”, ciò a cui in realtà stiamo miriamo è la perfezione. Come sappiamo tutti la perfezione non solo non esiste, ma è anche nociva.
Il perfezionismo porta al burnout dei genitori.
Il burnout genitoriale è la combinazione di esaurimento, distanziamento emotivo e senso di inefficacia come genitore che deriva dallo stress genitoriale cronico.
Lo stato di stanchezza estrema causato dal prendersi cura dei figli, porta nei casi più gravi a sentirsi emotivamente staccati e a dubitare delle proprie capacità genitoriali. Il genitore esausto non riesce più ad essere coinvolto nella relazione con i figli, ma si limita ad accudirli fisicamente (lavarli, vestirgli, dargli da mangiare, portarli a scuola…) senza provare emozioni.
Spesso pensiamo che basti prendersi un momento per sé per potersi riprendere, come concedersi un bel bagno caldo, una passeggiata con le amiche di sempre, una giornata in spa o guardare la nostra serie tv preferita. Tutto questo sicuramente ci aiuta ad allentare l’ansia e la rabbia, ma siamo sicuri che sia abbastanza?
A volte sì, altre volte è necessario andare più a fondo e riflettere su cosa significhi per noi essere una “brava madre”.
Non una “madre perfetta” ma “sufficientemente buona”
Il pediatra e psicoanalista Donald Winnicott ha coniato l’espressione “madre sufficientemente buona”, con il quale indica un approccio alla genitorialità che implica l'essere sensibili, reattivi e adattivi ai bisogni e alle capacità di sviluppo dei nostri figli. In diretto contrasto con il genitore perfetto secondo il modello di genitorialità di Winnicot è importante riconoscere che non puoi essere tutto quello che serve a loro per tutto il tempo e va bene così.
Va bene fallire ogni tanto, in modo gestibile e adeguato allo sviluppo, perché aiutiamo i nostri figli a diventare adulti più sani e adattivi.
Ciò ovviamente non vuol dire che dovremmo creare momenti di tensione con il preciso scopo di insegnare ai nostri bambini di 6 mesi che il mondo non gira intorno a loro. L’obiettivo non è essere una madre “perfetta” ma essere una “madre sufficientemente buona”.
Il segreto per essere non solo una madre serena ma anche una buona madre è quello di non cercare di essere troppo perfetta, di fare troppe cose insieme e di essere presente sempre in ogni momento.
Al contrario questa sarebbe la ricetta per essere una mamma frustrata, con poca autostima verso le proprie capacità genitoriali, e con bambini di conseguenza meno sereni. Una buona madre è attenta ai bisogni dei suoi bimbi ma sa anche quando non essere troppo rigida con se stessa.
Dott.ssa Sara Baggetta – Psicologa dello sviluppo e dell’educazione
Esperta in Psicologia Perinatale, si occupa del benessere di mamma e bambino, di genitorialità e di sonno infantile. Aiuta le mamme a trovare un nuovo equilibrio dandole sostegno pre e post parto.